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PREMIO FANTASIO PICCOLI PER LA REGIA 2009 A LISA DE LEONARDIS





IL PREMIO FANTASIO 2009, SELEZIONE CENTRO ITALIA
ALLA REGISTA PESCARESE
LISA DE LEONARDIS



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Rassegna stampa



Il premio Fantasio Piccoli 2009 per la regia teatrale (selezione territoriale centro-sud) è stato assegnato a Lisa De Leonardis, regista e attrice della compagnia Art Lab di Roma che ha presentato il suo lavoro, ispirato liberamente a “Le Baccanti” di Euripide, Tra un dio e un avatar.


Presentazione del lavoro
Cosa significa “Le Baccanti” oggi? Qual è il significato della tragedia nel 2009? Come tradurre il messaggio di Euripide? Come renderlo comprensibile alle generazioni di oggi? Qual è la chiave dell’universalità del dramma?

La risposta, cercata tra le parole della tragedia, è sorprendente. “Le Baccanti” è un dramma straordinariamente contemporaneo, che esplora una delle tematiche più attuali dei nostri giorni: il rapporto tra massa e potere, tra conoscenza/informazione e potere.
E’ in queste dicotomie che trova un’ulteriore ragione d’essere la duplice essenza de “Le Baccanti” vista come tragedia e commedia allo stesso tempo. Ma se la chiave di volta diventa la commedia, allora è chiaro che il suo mostro, ucciso trionfalmente, dimostra di essere il re, mentre l’eroe di questa uccisione è un dio che appare in veste bestiale.
Il Dioniso dei giorni nostri, ugualmente perverso nelle sue vendette, è il quarto potere, l’esercizio della direzione attraverso l’informazione: la televisione, i giornali, le radio, ma anche e soprattutto i format televisivi, i cosiddetti “personaggi”, creati ad hoc per essere eletti dal popolo quali punti di riferimento di un modus vivendi verso il quale tendere, per il quale lottare con ogni mezzo lecito ed illecito e che, proprio come Dioniso, ci ricordano in continuazione di quanto inarrivabile sia il loro status e di quanto vacuo e vuoto sia il resto. Chi si dirige contro questo sistema, non necessariamente lottandoci contro, prima o poi, come il Penteo euripideo, sarà assassinato nella più becera delle maniere, con i mezzi più subdoli dei quali i persuasori occulti1 si servono, suicidato, spinto nella trappola della massificazione dei bisogni.
Secondo tali premesse questo lavoro parte da alcuni riferimenti culturali. Innanzitutto Guy Debord che ne “La società dello spettacolo” scritto nel 1967, con agghiacciante lucidità asseriva: “[…] Lo spettacolo si presenta come un’enorme positività indiscutibile e inaccessibile. Esso non dice niente di più di questo «Ciò che appare è buono, ciò che è buono appare». L’attitudine che esso esige per principio è questa accettazione passiva, che ha di fatto già ottenuto con il suo modo di apparire senza repliche, il suo monopolio dell’apparenza […]2”.
Altro importante riferimento è lo studio di Ludwig Feuerbach, in particolare per quanto riguarda “L’essenza del cristianesimo”, a proposito del rapporto tra illusione e sacralità, tra verità e profano; e in effetti, Il problema di Dioniso nelle Baccanti è in parte il problema della relazione fra immaginazione e realtà, sia nell’arte che nella vita3.
Ancora a livello letterario, immancabile e forse prevedibile, il chiaro riferimento all’opera di George Orwell, in particolare per quanto riguarda i romanzi “Animal Farm”, dal quale viene fatta esplicita citazione nel testo (“La libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza, la guerra è pace”) e “1984”.
Alla base di tutta la riflessione però si colloca un riferimento cinematografico, vicino alla lettura delle Baccanti per intenzioni. Si tratta del già citato Quarto potere (Citizen Kane) di Orson Welles nel quale la figura di Kane ben riassume la filosofia e il pensiero del Dioniso dei giorni nostri, un dio generico, anzi, più che generico, comune. Un dio che però conserverà indefiniti la sua essenza onnipotente ed i suoi reconditi scopi, come Rosebud nella pellicola di Welles.
E' l'epoca dell’apparire che descriviamo e che diviene dunque, per chi dei media ne è il protagonista, sinonimo di reale esistenza e dove lo spettatore somiglia sempre più ai suoi modelli, nell'aspetto e nei comportamenti sociali, talvolta perfino superandoli in risolutezza e cinismo. Il nostro dio perciò è proprio questo insieme generico di personalità, è il meta-linguaggio che si svolge in quel contenitore di gesti di suoni e di parole di uso comune, di citazioni ridondanti e barocche e che apparentemente, si presenta come un semplice elettrodomestico, esattamente come il grande ammasso di oggetti nel castello di Xanadu.. La scelta di Massimiliano Buono (sailorlost), autore degli arrangiamenti e delle musiche originali si inserisce proprio in questo contesto, sottolineando gli aspetti più plastici ed artefatti di un martellamento ritmico/mediatico che si veste di non-senso e che non ci risparmia spot e atteggiamenti che invitano al consumismo e ad un’idea fatua di benessere e bellezza.
Dunque la risposta alle domande dell’inizio è questa: Dioniso è la manifestazione del potere, inteso come irraggiungibile forza e intoccabilità, un potere manicheo, a cui ci si deve assimilare con un atteggiamento fideistico, condizionato, (come il popolo di Euripide) oppure ci si deve rassegnare e sottomettere esiliandosi quindi annullandosi coscientemente di fronte ad esso (com’è per Cadmo ed Agave), pena la distruzione, il fango, l’oblio mediatico. L’atteggiamento contrario, cioè l’avversione, non fa che accrescere il potere, creando immediatamente uno spauracchio/succedaneo di contraddittorio che rende, agli occhi della massa, il divino attaccabile, apparentemente permeabile alla critica, proprio per questo più “umano”.



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